Sul magazine della Gazzetta l’omaggio al grande pilota brasiliano, a cui è dedicata la nuova serie di Netflix. E poi la “scoperta” del romanista Dovbyk, di Cosmi in versione teatrale e tanto altro
A trent’anni dalla tragica scomparsa, conseguenza dell’incidente ad Imola del 1° maggio 1994, Netflix omaggia la figura di Ayrton Senna con una serie tv disponibile ora sulla piattaforma. Per Sportweek è l’occasione per dedicare al tre volte campione del mondo di F.1 la copertina del numero in edicola sabato con la Gazzetta al prezzo complessivo di 2,50 euro. Una cover realizzata in esclusiva per Sportweek da Tvboy, famoso street artist italiano. Lo ricordiamo con un ritratto in chiaroscuro del pilota tuttora amatissimo, una leggenda dello sport, santo laico in Brasile e mito nel resto del mondo, inattaccabile dal tempo, anzi incrementato con gli anni, come Ali o Maradona. E come per Ali e Maradona, più che il talento è proprio la sua umanità, fatta di grandezze e debolezze a renderlo grande: personalità e carisma hanno dato a Senna una dimensione superiore a quella di “semplice” campione. La nipote Bianca, che insieme alla madre Viviane dirige la Fondazione voluta dal pilota, ricorda invece il Senna più privato, fuori dalle piste: “Era super attivo, non stava mai fermo, doveva sempre fare qualcosa e per noi pieni di energia era uno zio perfetto. Non posso scordare i tanti momenti giocosi trascorsi insieme, che fosse una lezione di sci nautico o una partita a carte: non accettava di perdere. A me ha insegnato l’importanza della determinazione per migliorare sempre. L’immagine sportiva è stata scavalcata dal suo messaggio. Perciò lo considero un eroe moderno”. Eroe anche per l’attore brasiliano Gabriel Leone, che quando Senna morì aveva appena un anno e nella serie si è trovato a “interpretare il mio idolo”. “I miei mi hanno sempre parlato di lui – ricorda – spiegandomi che era molto più di un pilota. Perciò come attore e come brasiliano fare questo personaggio è stata un’enormità, perché lo era lui e lo è questa produzione. Un viaggio straordinario”.
l’intervista a castro
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Da non perdere, su Sportweek, l’intervista a Santiago Castro, lo sfrontato centravanti argentino del Bologna. Già il volto impertinente riflette la sfacciataggine del personaggio, che in campo si traduce in provocazioni continue nei confronti dei difensori avversari, “fastidioso come una zanzara” come lo ha definito uno di loro. “Parlo molto con gli avversari, minaccio di fargli gol, li guardo e rido. Ogni tanto Italiano dalla panchina mi dice di stare tranquillo, ma le mie sono prese in giro, un gioco psicologico e comunque alla fine mi scuso…”. In Argentina gli hanno dato diversi soprannomi, tra i quai Torito perché ricorda Lautaro. “All’inizio ne ero orgoglioso, perché lui è il mio idolo, come Tevez al quale pure mi hanno accostato. Ma ora preferisco che si parli di me solo per come sono, essere giudicato come Santiago Castro e basta”, dice con una sicurezza rara per un ragazzo di vent’anni.
alla scoperta di Dovbyk
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L’ucraino della Roma Artem Dovbyk, centravanti come lui (in questo campionato hanno anche segnato lo stesso numero di gol, 4) ha invece un carattere diverso, più chiuso. Ce ne parla il suo mentore, il suo allenatore al Dnipro, Dimitriy Mikhailenko: “Forse all’inizio sembra un po’ timido, ma la sua grande forza è la calma. Bisogna solo dargli il tempo di ambientarsi alla Serie A e alla Roma e poi renderà tutti felici. Come l’anno scorso a Girona, dove ha fatto sfracelli, capocannoniere della Liga a fine campionato con 24 gol. Può farne una ventina anche in Italia, basta solo avere un po’ di pazienza e vi stupirà”.
causio su lecce-juve
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In occasione di Lecce-Juventus di domani il nostro magazine ha poi intervistato Franco Causio, perché è un po’ la sua partita, l’ultima che ha giocato in Serie A al termine di una carriera ricca di trionfi, tra cui un Mondiale e tre scudetti. Lui, leccese, a Torino ha giocato 11 anni e oggi che ne ha 75 rievoca storie, aneddoti e personaggi di una vita in campo. “Mi hanno chiamato Barone per l’eleganza, ma io preferisco l’altro soprannome che mi hanno dato, Brasil, per via dei piedi: ho pure sposato una brasiliana e a Udine ho giocato con Zico. Ma non è l’unico segno del destino. Bearzot mi voleva al Torino prima che andassi alla Juve, poi insieme abbiamo vinto un mondiale. E in nazionale ho sostituito Rivera, che era il mio idolo da bambino, nella sua ultima partita in azzurro”.
cosmi in teatro
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Bella anche l’intervista a Serse Cosmi, l’ex allenatore del Perugia (e di molte altre squadre) che in una pausa della carriera porta a teatro un suo testo, “Solo Coppi temo”. “Era la scritta che aveva fatto mio padre, fanatico di Coppi al punto di chiamarmi come il fratello, sulla sua Ape. Questo e altri ricordi della mia vita insieme a storie di calcio mi hanno dato l’idea di un reading nel quale mi esibirò il 5 dicembre a San Francesco al Prato, una chiesa gotica sconsacrata di Perugia. Tra gli ospiti ci sono amici dello spettacolo, della vita e del calcio, tra cui qualche mio ex giocatore come Materazzi, Miccoli e Carrozzieri. Ho un debole per i meno allineati, come Cantona che appartiene alla nobile stirpe dei numeri 7 geniali: Gigi Meroni, Best… Ma sia chiaro: non ho cambiato mestiere. Continuo a studiare calcio e se mi chiamano in un contesto che valorizza i rapporti umani, torno ad allenare. Ma nel frattempo mi piace coltivare altri interessi”.
Djokovic e gli orologi
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L’ultima intervista che vi propone questa settimana Sportweek è a Novak Djokovic, il tennista più vincente di sempre che a 37 anni, al termine di una stagione non proficua (“Ma l’oro olimpico era un sogno e una priorità, vincerlo è stato forse il momento più bella della mia carriera”), si sente ancora in gamba per sfidare Sinner e Alcaraz: “Sono i due migliori del mondo, ma sento che posso giocare ancora ad alto livello, fisicamente e mentalmente sono pronto a fare ancora il mio tennis e a sfidare questi ragazzi: l’anno prossimo gli Slam saranno la mia priorità”. Nole, insomma, non accusa il tempo che passa. Non per nulla è brand ambassador di Hublot, che gli ha dedicato un modello, Unico, realizzato riutilizzando anche materiali di sue racchette e magliette. E la sua presenza sul nostro magazine del sabato introduce il tradizionale Speciale orologi prenatalizio: 16 pagine con decine di modelli per tutti i gusti e tutte le tasche.
Gazzetta dello Sport
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